Mappamondo di Fra Mauro-Studio P. Crisostomi srl
Mappamondo di Fra Mauro PDF Stampa E-mail

Opera fra le più celebri nella storia della cartografia, il mappamondo di Fra Mauro è considerato il culmine della cartografia ecclesiastica e rappresenta la summa delle  conoscenze e delle tradizioni geografiche in momento di grande fervore nella storia culturale dell'Occidente


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Dipinto a colori e oro su pergamena  incollata su legno, di grande formato (230 cm di lato), presenta il planisfero vero e proprio, di forma leggermente ellittica, inscritto in un quadrato ai cui angoli sono inserite figure cosmografiche sulle sfere celesti, le maree, la proporzione relativa dei quattro elementi e la raffigurazione del Paradiso Terrestre secondo le Sacre Scritture.La ricchezza dei colori, le cornici dorate, la cura del dettaglio ne fanno sicuramente un'opera di grande bellezza e fascino; ma è nel contenuto geografico che consiste il vero valore di questo documento, nel quale l'autore – il monaco camaldolese Mauro, che visse gran parte della propria vita nel monastero lagunare di San Michele in isola, presso Murano – mise a frutto un'esperienza di studio e di riflessione protrattasi con ogni evidenza per molti anni.

Ciò che emerge dall'osservazione dell'opera, al di là della sua “riuscita” geografica, è infatti l'immenso lavoro che Mauro intraprese nello sforzo di accogliere e di contemperare fonti e testimonianze disparate, antiche e contemporanee, mettendole fruttuosamente a confronto per tentare una sintesi aggiornata e innovativa delle conoscenze disponibili all'epoca: carte e mappe (mappamondi,  carte nautiche, carte topografiche), testi (ad esempio Marco Polo e Nicolò de' Conti) e un numero imprecisato di testimonianze orali apportate, per stessa ammissione dell'autore, da persone “degne di fede”. Il confronto si fa ancora più serrato nel dialogo ininterrotto con quella che è certamente la pietra di paragone della “scienza” geografica del tempo, la Geografia di Tolomeo, che nel corso del Quattrocento ebbe finalmente tutta l'attenzione che meritava; con il grande alessandrino Mauro intrattiene un dialogo fittissimo e ne discute scelte e soluzioni, vuoi per confermarle vuoi, più spesso, per contestarle. Si tratta, nell'insieme, di un grande discorso geografico in forma di mappa, celebrato nei tempi nonostante i suoi evidenti limiti metodologici e gli errori che contiene.

La data di composizione dell'opera non è documentata, ma alcuni riferimenti storici e alcuni dettagli cartografici inducono a collocare l'aggiornamento geografico, ovvero la raccolta dei dati confluiti poi nel mappamondo, verso la fine degli anni '40 del Quattrocento; si può perciò ritenere che il grande planisfero sia stato composto intorno al 1450. Certamente fu eseguito almeno in parte prima della caduta di Costantinopoli (1453) poiché non si fa cenno della conquista turca della città. L’indicazione che compare sul retro delle tavole di legno cui aderisce la pergamena e che riporta la data dell’agosto 1460 sembrerebbe riferirsi all’inserimento del planisfero nella cornice quadrata.

Una certa vulgata vuole che il mappamondo conservato alla Marciana sia una copia di quello commissionato dal re del Portogallo direttamente a Mauro. Quest'ultimo manufatto sarebbe stato inviato a Lisbona, per il tramite del nobile veneziano Stefano Trevisan, nell'aprile 1459. È assai strano che, anche considerando la distruzione degli archivi a seguito del grande terremoto del 1755, nessuna traccia del planisfero – traccia almeno culturale, se non documentale - sia rimasta nella memoria portoghese e in quella dei suoi auctores. Dopo quel viaggio verso Lisbona, del mappamondo, in terra di Portogallo, non v'è infatti alcun cenno. La stessa data del 1460, presente sul retro dell’opera quale termine dell'impresa,  si pone in contrasto con tale ipotesi.

Fra le ipotesi che si possono formulare, è giocoforza considerare le seguenti: a) i mappamondi in lavorazione alla fine degli anni 50 erano due: uno destinato al Portogallo e uno destinato a rimanere a Venezia; il primo fu completato nel 1459 e spedito a Lisbona, il secondo fu ultimato nel 1460; b) il mappamondo mandato a Lisbona fu per qualche ragione respinto al mittente, e perciò fu completato  a Venezia nel 1460 e nella città rimase da quel momento in poi

Questa seconda ipotesi è avvalorata non soltanto dall'assoluta mancanza di testimonianze sulla presenza del mappamondo a Lisbona dopo il 1459, ma anche dall'esame del contenuto geografico dell'opera, che presenta errori nella dislocazione dei principali fiumi e delle principali regioni centro-asiatiche, nella definizione della costa occidentale della penisola araba e della costa orientale dell'Africa, errori impensabili agli occhi dei navigatori portoghesi.

Se questa ipotesi è valida, si può affermare che non esistettero mai due mappamondi di Fra Mauro completi di iscrizioni e pitture, ma che il mappamondo marciano è il solo testimone del lavoro del camaldolese. Quel che si può dire per certo è che nel 1483 il mappamondo fu visto – prima testimonianza in assoluto – da Felix Fabri, pellegrino diretto in Terrasanta che fece tappa a Venezia nel maggio di quell'anno. L'opera si conservava nella cosiddetta “sala del mappamondo” all'interno del monastero di san Michele. Dopo la soppressione del monastero camaldolese per volontà del governo napoleonico fu trasferito nel 1811 alla Biblioteca Marciana ad opera di Jacopo Morelli, celebre erudito e bibliotecario insigne.

Orientato con il sud in alto, come molte carte nautiche, l’opera è ricchissima di elementi decorativi: le località principali sono individuate da artistiche miniature-vignette, file di alberelli indicano i confini delle province o le strade, i fiumi sono rappresentati da corsi sinuosi a colori sfumati e i mari, disegnati ad onde, sono fitti di isole e cartigli contenenti didascalie.I tre continenti (l’Europa – il cui contorno appare ripreso da carte nautiche – l’Africa – rivolta a Oriente e chiaramente circumnavigabile - e l’Asia – che occupa più di metà del mappamondo ed è circondata da numerose isole -) appaiono tutti circondati dall’oceano, la cui proporzione reale rispetto alle terre emerse non è rispettata.

Nell’ambito delle operazioni di restauro conservativo delle parti lignee dell’opera è stato avviato uno studio multidisciplinare finalizzato alla documentazione storica e chimico-fisica del manufatto.

Una prima fase ha interessato le tavole costituenti il supporto ligneo del planisfero e le tavole della cornice che sono state sottoposte ad esame xilotomico per il riconoscimento delle specie legnose impiegate e a indagine dendrocronologia mirata alla datazione del possibile anno di abbattimento delle specie utilizzate per la realizzazione del manufatto.

Il campionamento xilotomico ha interessato le tre tavole orizzontali costituenti il supporto ligneo dell’opera, i tre montanti posti sul retro del supporto e le quattro tavole della cornice: da ciascun elemento sono state prelevate tramite bisturi una microscheggia di legno sul retro delle tavole, in zone già interessate da piccole fessurazioni.

Il campionamento dendrocronologico è stato condotto sulle quattro tavole della cornice, le uniche  che a un attento esame microscopico sono risultate idonee a questo tipo di indagine sia come specie legnosa sia come numero di anelli. Per tale campionamento sono state utilizzate tecniche di acquisizione dati non distruttive allo scopo di non compromettere in alcun modo l’integrità del manufatto, ricorrendo alla realizzazione di frottages  e alla lettura diretta in situ delle sequenze anulari in corrispondenza della superficie longitudinale. L’elaborazione dei dati è in corso.

Una seconda fase di tipo chimico-fisico è stata caratterizzata da una serie di indagini in fluorescenza a raggi X (XRF), realizzate in corrispondenza delle campiture ritenute più significative, finalizzate alla determinazione qualitativa e semiquantitativa degli elementi chimici  maggiormente caratterizzanti le diverse aree colorate  nell’ottica dell’esame dei pigmenti utilizzati dall’autore.


ANALISI INFRAROSSO xrf

ANALISI A LUCE RADENTEluce radente

 

 

 

 

 


ANALISI ULTRAVIOLETTOultravioletto

La scelta di operare a raggi X in situ è stata suggerita dal fatto che tale tecnica consente di effettuare le determinazioni senza la necessità di prelevare campioni e costituisce una prova completamente non distruttiva ed eventualmente ripetibile. I risultati hanno permesso di indirizzare le successive operazioni di micro-campionamento, mirando le aree più significative sulle quali sono stati prelevati ridottissimi frammenti per l’esecuzione di ulteriori indagini di laboratorio attualmente in corso di elaborazione.

In occasione dello smontaggio del planisfero dalla sua cornice per i necessari interventi di restauro conservativo è stata attuata un’accurata documentazione fotografica del manufatto volta all’acquisizione del maggior numero di informazioni sull’opera e contestualmente è stata elaborata una mappatura dell’opera per l’individuazione qualitativa e quantificativi degli stati di degrado  prima degli interventi di restauro in modo da realizzare un archivio dell’intervento utilizzabile per studi e ulteriori approfondimenti.

Nel corso del rilievo fotografico si è realizzato un reticolo a maglie, posizionato di fronte al Mappamondo a una distanza minima di 20 cm e si è ottenuta una suddivisione ipotetica e razionale dell’opera in 28 sezioni, ciascuna nominata con un codice di riconoscimento. Di seguito ogni sezione è stata oggetto di una sequenza di fotogrammi digitali ad alta risoluzione eseguiti esponendo l’opera a diverse radiazioni e precisamente: luce normale, luce radente, luce ultravioletta e luce infrarossa. Le immagini sono state realizzate alla massima risoluzione RAW e classificate in altissima e media risoluzione, rispettivamente in formato TIFF rgb e JPEG rgb. Tale documentazione fotografica ha garantito il recupero di tutte le informazioni possibili relative allo stato di conservazione e alle tecniche esecutive, consentendo la rilevazione di particolari altrimenti invisibili ad occhio nudo.

Anche per tale intervento è in corso l’elaborazione dei dati allo scopo di permettere la fruizione di tali dati al pubblico degli utenti locali e remoti della Biblioteca Nazionale Marciana e dell’intera comunità scientifica.

(Testo scritto da Maria Letizia Sebastiani )

Le indagini diagnostiche sono state condotte in collaborazione con:

  • AR srl - Padova
  • Arcadia Ricerche srl
  • Dipartimento di Scienze Chimiche dell’Università degli Studi di Padova


STATO DI CONSERVAZIONE DEL MAPPAMONDO

Il Fra Mauro presentava particolato atmosferico distribuito su tutta la struttura. Cedimento del tondo centrale rispetto alla posizione originale a causa del peso che faceva sì che anche la cornice quadrata cedesse in corrispondenza degli angoli; le fratture apertesi in queste zone avevano conseguentemente lacerato la pergamena incollata sopra.  Erano presenti lacune sulle cornici dorate e residui oleosi di varia natura sulle parti in oro delle stesse. Erano inoltre presenti infestazioni biologiche sulla struttura lignea. La struttura lignea del tondo riportava delle lacune in corrispondenza dei bordi. Erano inoltre visibili precedenti restauri effettuati nel corso degli anni.

 


INTERVENTI DI RESTAURO CONSERVATIVO

Di seguito sono riportati per punti gli interventi di restauro conservativo eseguiti sull'opera.

•        Depolveratura con microaspiratore.

•        Pulitura a secco con gomma morbida.

•        Applicazione biocida Permetar per iniezione.

•        Fissaggio dei pigmenti crettati con colla di vescica di storione Isinglass.

•        Distacco dei vecchi restauri mediante impacchi di metilcellulosa.

•        Rimozione, mediante miscele di solventi, delle sostanze improprie depositatesi sulle parti dorate originali.

•        Attività di consolidamento e ricostruzione delle parti lignee.

•        Riadesione delle porzioni in pergamena distaccate con colla d’amido modificato.

•        Risarcimento delle lacune sulla pergamena con carta giapponese.

•        Adeguamento cromatico delle zone risarcite con acquarelli e finitura mediante utilizzo di cere naturali.


 

DOPO IL RESTAURO

 

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