LAT III, 111. 2116-Studio P. Crisostomi srl
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LAT III, 111. 2116 Stampa

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Le preziose Legature del Tesoro di San Marco

La coperta qui presentata fa parte di una collezione di cinque legature bizantine di provenienza ignota, salvo attestazione di tre di esse in un inventario de Tesoro della Cappella Ducale di San Marco del 1325. Il Tesoro era motivo di vanto in quanto testimonianza delle immense ricchezze della Repubblica.

Le coperte vennero affidate alla Biblioteca Marciana per volere del governo austriaco tra il 1801 ed il 1803. Oggi queste, pervenuteci purtroppo prive dei volumi che custodivano, sono conservate per il loro immenso valore storico ed artistico.

Le preziose legature, infatti, possono a pieno titolo essere considerate fonte repertoriale dei manufatti artistici bizantini. Grazie ad esse è possibile seguire il diversificarsi delle tecniche di lavorazione degli smalti e dello sbalzo dal IX sino al XV secolo. “Riconosciamo in esse il concetto della cappella di San Marco che, per similarità con le cappelle palatine come quella di Aqisgrana, si basa su reliquie, su un Santuario- Tesoro e impreziosisce i volumi sacri mediante legature di oreficeria. (…) Per impulso del procuratore e poi doge Andrea Dandolo, nel 1342-45 fu avviata una serie di iniziative, volte a rinnovare esteticamente il centro del Culto nella Cappella Ducale, che fornirono l’occasione per impreziosire la celebrazione mediante il riuso dei preziosi oggetti bizantini”. In quell’occasione tre delle le coperte vennero utilizzate per contenere tre preziosi volumi di rito marciano, realizzati appositamente per l’occasione.


LAT. III, 111. 2116

La coperta viene datata al XIII secolo, considerato lo stile imitativo rispetto ad oggetti come l’Evangelistario. Per la scelta sei santi rappresentati, e’ probabile che fosse stata eseguita in una delle province bizantine o in un’area comunque specializzata nella creazione di oggetti di altissima qualità in stile bizantino.

Insieme alle altre, venne adattata nel corso del trecento per le celebrazioni più solenni della Biblioteca di San Marco. Il culto proprio Marciano, caratterizzato dalla devozione verso la Madonna, trovò rispondenza nelle figure di questa e delle altre coperte, nelle quali emerge l’immagine della Vergine insieme a quella del Cristo.

Nel 1342-45, la LAT. III, 111. 2116 fu destinata ad accogliere il Messale. La coperta, che era di dimensioni minori rispetto al codice, venne riadattata: gli elementi metallici che la compongono furono smontati e rimontati su nuovi piatti lignei e vennero aggiunte delle lamine in argento dorato a motivi fitomorfi visibili ai lati dei piatti.

La paginazione complessiva delle due facce della coperta, anteriore e posteriore recto, dovrebbe essere quella originale: realizzata in oro ed argento dorato, in smalto cloisonnè e traslucido per le decorazioni. Gli smalti antichi cloisonnè raffigurano al centro di ogni piatto, a figura intera, Cristo benedicente e la Vergine orante.

Sul piatto anteriore, intorno a Cristo, si trovano dieci riquadri raffiguranti: nell’alto Pietro, Andrea e Paolo, verso l’interno Matteo e Luca, verso l’esterno Giacomo e Procopio, mentre in basso si vedono Giovanni evangelista, Teodosio e Bartolomeo.

Il piatto posteriore presenta, intorno a Maria, sei dei suoi smalti originali: essi raffigurano nell’alto Eugenio, verso l’esterno Mardario e Marco, verso il margine interno Oreste ed Aussenzio, in basso l’apostolo Simone. I quattro riquadri ai lati sono aggiunte trecentesche in smalto traslucido secondo la tecnica bassetaille. Qui sono rafigurati gli Evangelisti scriventi: Giovanni e Marco nell’alto e Matteo e Luca nel registro inferiore.

A racchiudere i riquadri smaltati corrono lungo i margini delle fasce in argento dorato, in cui sono incastonati vetri colorati a taglio cabochon, qualche granato e delle ossidiane.

STATO DI CONSERVAZIONE

Il dorso, probabilmente realizzato in lamina metallica flessibile, per analogia con le altre legature della raccolta, è del tutto mancante. Della coperta rimangono quindi solo i piatti anteriore e posteriore. Era presente sull’intera superficie un deposito di particellato atmosferico diffuso, radicatosi particolarmente nelle fessure metalliche. Erano presenti diverse crettature degli smalti unite ad alcune perdite di materiale. Erano visibili lacune, in cui si vedevano esposte le celle di alloggiamento degli smalti. Le quattro placche a smalto traslucido raffiguranti i quattro Evangelisti del piatto posteriore presentavano estese perdite dello strato vetroso, al punto tale che erano visibili le incisioni sul metallo che costituivano il disegno di preparazione. Alcune pietre, in particolar modo le ossidiane, presentavano abrasioni e fratture superficiali, in alcuni casi di grave entità. Nel piatto anteriore erano quasi del tutto mancanti. I castoni che le contenevano, inoltre, non erano stati ribattuti “a modo”, questo faceva sì che le pietre non fossero ben ancorate al supporto. Alcune parti metalliche, in particolar modo quelle delle estremità, erano sporgenti e non più ben ancorate al supporto. In molto casi mancavano del tutto i chiodi originali di ancoraggio all’asse di legno. Nel piatto anteriore era del tutto mancante la fascetta dorata superiore. Le file di perle lungo i margini delle lamine contenenti le pietre sono del tutto mancanti; sono visibili, infatti, ancora gli “anellini” che dovevano contenerle. La lamina d’argento dorato presentava delle ossidazioni localizzate, in special modo in corrispondenza delle fessure. La superficie, infatti, appariva ricoperta da una diffusa ossidazione omogenea prodotta da zolfo. Le assi di legno presentavano fori da sfarfallamento e camminamenti da tarlo. In corrispondenza degli angoli si riscontravano importanti lacune materiche. Sulla superficie dei contropiatti erano inoltre presenti residui di colla e carta. Sul contropiatto anteriore era inoltre presente un foglio di guardia in pergamena, su sui era applicato un ex-libris interessato da un’acidità diffusa.

PRIMA DEL RESTAURO



DIAGNOSTICA

Grazie all’ausilio delle analisi scientifiche condotte durante le operazioni di diagnostica, è stato possibile analizzare approfonditamente le tecniche esecutive originarie ed identificare con esattezza la natura dei materiali che la compongono, chiarendo, inoltre, le trasformazioni subite dall’opera. Sono inoltre stati identificati i materiali organici e le sostanze ascrivibili a precedenti restauri.

La conoscenza di questi dati è necessaria per poter pianificare un’attività di restauro che non modifichi l’opera stessa nella sua integrità storica e conservativa.

L’indagine ed il coordinamento complessivo dell’attività di diagnostica e di analisi conservativa è stata condotta da Paolo Crisostomi e Mario Micheli.

INTERVENTI DI RESTAURO CONSERVATIVO

-       Documentazione fotografica delle diverse fasi del lavoro

-        Depolveratura con micro-aspiratore a potenza controllata

-        Distacco della controguardia anteriore in pergamena mediante umidificazione controllata con membrana di Goretex e conservazione a parte in una cartella in cartone acid-Free

-        Rimozione dei residui delle controguardie dai contropiatti mediante umidificazione controllata con soluzione idroalcolica

-        Distacco dell’ex-libris, lavaggio dell’ex-libris in acqua deionizzata, deacidificazione in idrossido in soluzione acquosa e consolidamento dello stesso con metilcellulosa

-        Riposizionamento dell’ex-libris sulla controguardia con metilcellulosa

-        Disinfestazione totale in condizione atmosferica controllata con ossidi di ferro, e localizzata mediante applicazione diretta nei fori da tarlo di biocida al Permetar

-        Pulitura delle assi lignee mediante miscele di solventi e asportazione meccanica dei residui impropri presenti

-        Chiusura dei fori di tarlo sulle assi lignee con cera naturale corretta cromaticamente.

-        Pulitura delle parti metalliche con Terpene d’arancio

-        Pulitura degli smalti con Terpene d’arancio

-        Fissaggio degli smalti con Paraloyd B72 all’ 1% in acetone mediante applicazioni ripetute con pennello di montone fino al completamento del     consolidamento profondo e superficiale

-        Applicazione dell’antiossidante sulle parti lignee dei contropiatti con Soter 501/oC

-        Realizzazione di un contenitore/espositore in plexiglas idoneo per la conservazione e la fruizione, appositamente progettato e realizzato in via sperimentale per la ottimizzazione polifunzionale dello stesso

Lavoro svolto dallo Studio P. Crisostomi srl: Direttore Tecnico, Paolo Crisostomi; Assistente, Marco Biasiotti

 

DURANTE IL RESTAURO

 

DOPO IL RESTAURO


 

E' stato pubblicato, nel corso del 2012, un volume dedicato alle operazioni di diagnostica e restauro effettuate sulla legatura.

Per approfondimenti clicca sull'immagine.

 

 

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